Si parla di orologio biologico perché nell’arco della giornata le variazioni di luce, dal sorgere del sole al tramonto, fino al buio della notte, mandano segnali precisi al nostro organismo, che risponde con cambiamenti fisiologici.
La pressione sanguigna, la temperatura corporea e la produzione di specifici ormoni, variano nel corso delle 24 ore.
Al risveglio, la luce della mattina dà il via a processi che stimolano l’attenzione e raggiungono il picco durante le ore centrali della giornata, per poi declinare con l’arrivo della sera in modo da predisporre il nostro organismo al riposo notturno. Questo meccanismo, che varia nelle diverse stagioni e secondo le caratteristiche individuali, è necessario per il buon funzionamento del nostro organismo.
Una sistematica interruzione dei ritmi dell’orologio biologico è un pericolo per la salute.
Numerosi studi hanno dimostrato che lo sfasamento del ritmo sonno-veglia provoca affaticamento e disturbi del sonno, ha effetti negativi sull’umore e sulla salute psichica, può generare stati d’ansia o depressione, disturbi gastrointestinali e, se prolungato nel tempo, aumenta il rischio di malattie cardiovascolari (come ictus e infarto) e patologie del metabolismo (come obesità e diabete). Infine può ridurre le difese immunitarie favorendo l’insorgenza di alcuni tumori.
Le ricerche ci dicono quindi che è importante che il nostro organismo riceva i segnali della luce naturale e della sua evoluzione nell’arco della giornata. Tuttavia, gran parte del nostro tempo lavorativo e di riposo lo trascorriamo in ambienti chiusi e illuminati artificialmente. Cosa possiamo fare?
Sicuramente dare uno spazio maggiore alla luce naturale e per questo progettisti e architetti oggi cercano di costruire edifici in cui si recuperi il più possibile un rapporto con l’esterno, ma un altro grande aiuto ci può dall’evoluzione tecnologica della luce artificiale, appunto con il concetto di Human Centric Lighting.
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